STORIA DEL JUDO:

IL METODO DELL’ADATTABILITA’

Le arti marziali giapponesi codificate tra il XIX e il XX secolo, così come è avvenuto per il Judo, hanno origine tecnica comune il Ju Jitsu.

Prima di addentrarci nella storia del Judo bisogna dunque soffermarsi sull’etimologia e il significato dei termini “Ju Do” e “Ju Jitsu”.

L’ideogramma “Ju” corrisponde al concetto di “Adattabilità”, “Cedevolezza”, “Armonia”, e rappresenta appunto la possibilità di adattarsi alle circostanze non opponendo una resistenza fisica e spirituale ma sfruttando a nostro vantaggio l’energia e la forza che ci viene imposta.  

L’immagine del bambù piegato al suolo dalla forza tremenda della tempesta e che, quando questa è passata, si raddrizza con vigore, o del salice i cui rami cedono sotto il perso della neve facendola cadere sul terreno per poi riprendere la propria posizione naturale, rendono perfettamente il concetto di “Ju”.

L’ideogramma cino-giapponese “Do” (o, in giapponese, “Michi”) corrisponde al significato di “Via”, “Metodo”, e si riferisce al cammino che bisogna percorrere per arrivare alla conoscenza, per vivere un’esistenza da uomo libero, prendendo atto delle problematicità che questa scelta comporta.

L’ideogramma “Jitsu” corrisponde invece l concetto di “Scienza”, “Arte” o “Tecnica” e si riferisce allo studio e alla pratica dei metodi di lotta nella loro applicazione bellica, sia per le forme di combattimento a mani nude, sia con armi  

JIGORO KANO E LA NASCITA DEL JUDO

Il Judo è stato concepito e codificato dal professor Jigoro Kano; dobbiamo raccontare dunque della sua vita, interamente dedicata alla crescita e all’evoluzione di questa disciplina nel mondo.Jigoro Kano nacque il 18 ottobre 1860 a Mikage, una cittadina presso Kobe, nel distretto di Hyogo. Era il terzo figlio di Jirosaku Mareshiba Kano, intendente navale dello shogun Tokugawa (il governatore supremo nominato direttamente dall’imperatore).In realtà quello di intendente navale era probabilmente un titolo onorifico; la famiglia Kano poneva la base della propria agiatezza economica sulla produzione del sakè, la tipica bevanda giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso.  

Da ragazzo, gracile di costituzione ma d’intelligenza vivissima, fu soprannominato “Nobe no Suke”, dal nome di un samurai (i guerrieri d’alto rango) simile come prestanza fisica. Il giovane Kano si dimostrò un bambino prodigio negli studi ma, per la sua costituzione minuta, incapace di praticare i giochi allora in voga e quindi maltrattato continuamente dai compagni più robusti di lui.

Decise allora di sviluppare il proprio fisico con un programma di potenziamento muscolare; impresa complessa nel Giappone di quegli anni, dove le discipline tradizionali non erano più praticate e gli sport occidentali non ancora diffusi anche per la difficoltà di reperire le dotazioni necessarie. A ogni modo Kano riuscì a procurarsi l’attrezzatura per il baseball e il canottaggio e nel 1878 fondò il primo club di baseball in Giappone, il “Kasei Baseball Club”.

Tuttavia malgrado gli sforzi, non riuscì a migliorare di molto la propria forza e le proprie prestazioni atletiche; per raggiungere lo scopo che si prefiggeva si decise a intraprendere un altro metodo, dedicandosi al Ju Jitsu.

Tale scelta non fu di semplice attuazione: all’epoca di Kano, questa antica arte marziale aveva completamente perduto il suo prestigio. Il declino, per un verso, era stato determinato dall’introduzione delle armi da fuoco, che avevano profondamente mutato le tecniche di combattimento eliminando quasi completamente quelle della lotta a mani nude o con armi tradizionali. In più si era aggiunta un’avversione verso tutto ciò che era considerato “vecchio”.

Dunque molte scuole erano state costrette a chiudere per lo scarso numero di allievi; a ciò si aggiungeva il fatto che quelle rimaste erano frequentate da persone violente, abitualmente coinvolte in risse o che si battevano per denaro o per scommessa.

Il padre di Kano proibì al figlio di frequentare una qualsiasi di queste scuole tanto decadute moralmente. Tuttavia, Jigoro, frequentando la scuola di lingue straniere, ebbe i primi rudimenti di Ju Jitsu di nascosto con un compagno di classe.

Nel 1877 Kano si iscrisse alla facoltà di , della scuola di Hachinosuke Fukuda, il primo dei tre grandi Maestri che condussero il giovane Kano alle comprensione dei segreti delle due scuole fondamentali.

Il Maestro Fukuka apparteneva alla scuola di Tenjin Shinyo Ryu, il cui nome, tradotto letteralmente significa”scuola del cuore del salice”.

La scuola era specializzata negli Atemi (le tecniche di percussione), negli Osae Waza (le tecniche di controllo ed immobilizzazione) e negli Shime Waza (i soffocamenti), e traeva origine dalla fusione di due scuole precedenti, la Yoshin Ryu e la Shin no Scindo Ryu.

La Yoshin Ryu era stata fondata da un medico giapponese recatosi in Cina a studiare; lì era venuto a conoscenza delle arti marziali cinesi. Con le nozioni acquisite, una volta tornato in patria e basandosi ulteriormente sulle proprie cognizioni mediche, aveva creato il nuovo metodo di combattimento.

Un membro della polizia di Osaka aveva aggiunto nuove tecniche alla scuola, fondando lo Stile Shin no Scindo Ryu, il cui sistema d’insegnamento si basava soprattutto sulla pratica.

Seguendo questi principi, Fukuda, Sensei (Maestro) del Tenjin Shinyo Ryu, mostrava ai propri allievi le tecniche e li invitava a eseguirle a loro volta, fornendo solo pochissime spiegazioni teoriche. Prima di morire, impressionato dalla passione e dalla volontà d’imparare che animavano il giovane Kano, gli lasciò in eredità i Densho (i testi segreti della scuola).

Kano trovò un nuovo Maestro per proseguire il suo cammino sulla via della conoscenza; si trattava di Mataemon Iso, il Waka Sensi (giovane maestro) sotto la cui guida aveva appreso i segreti il maestro Fukuda.

Mataemon Iso era dotato di una tale abilità tecnica che in seguito Kano lo ricordò come unico, tra tutti gli esperti del settore, ad avere raggiunto una simile perfezione.

Dopo che anche il maestro Iso ebbe trasmesso i Denso a Jigoro Kano, quest’ultimo fu accettato come allievo da Iikubo Tsunetoshi, che non apparteneva al Ryu precedente ma era esperto di un’altra scuola fondamentale, quella di Kito. Le tecniche del suo stile erano molto diverse da quelle apprese da Kano fino a quel momento; erano basate su forme di studio, dette Kata, la cui peculiarità era rappresentata dalle tecniche di Nage Waza (tecniche di proiezione). Lo studio dei Kata obbligava i praticanti, per perfezionarsi e formalizzare l’esecuzione, ad indossare l’armatura completa al posto degli abiti civili, come invece era previsto da altre scuole.

Il Denso di Kito Ryu aprì a Kano la porta di una vastissima conoscenza di tecniche e il Koshiki no Kata (il modello, la forma antica) del Judo mantiene queste prerogative per tramandare nel tempo le tecniche di quella scuola.

Poiché Jigoro Kano fu riconosciuto “Esperto” da entrambi i Ryu, secondo la legislazione imperiale potè a sua volta fondare un nuovo Ryu che chiamo Kodokan (luogo per lo studio della Via, del Metodo): era il 1882, anno in cui dunque nacque il Judo.

La differente concezione tra le scuole di Ju Jitsu ed il nuovo Judo Kodokan consisteva nel trasformare una tecnica per difendersi da avversari più forti in un metodo per educare gli uomini ad un rispetto reciproco, con il convincimento di progredire insieme intelligentemente.

Senza aiuti economici da parte della famiglia, contraria a quella che considerava una stravaganza Kano era costretto a mantenersi con il basso stipendio di professore novizio.

La prima sede del Kodokan, nel febbraio del 18882, fu una sala del piccolo tempio buddista di Eisho, appartenente alla setta Jodo, attrezzata con 12 tatami (la materassina da Judo che in occidente misura 2x 1 m). L’ufficialità dell’apertura però si può riscontrare leggendo le iscrizioni degli allievi sui registri (firmati con il sangue, secondo l’usanza) del Kodokan; il primo allievo fu Izu, di 17 anni, già allievo di Kano nel corso di Ju Jitsu, il 5 giugno 1882.

Il tentativo di adattare al meglio una tecnica antica alle nuove esigenze fu lo stimolo necessario per ricercare inedite forme di esecuzione che più si adattassero alle possibilità di chi praticava la disciplina. Kano dovette anche ideare una divisa adatta alla pratica: optò per un kimono di cotone bianco, più pesante del vestiario abituale e corto sino alle anche (judogi), legato in vita con una cintura (obi) di colore diverso (bianca, marrone e nera) secondo il grado di esperienza tecnica raggiunto (in occidente si usano le cinture colorate: bianca, gialla, arancione, verde, blu, marrone e nera), con pantaloni anch’essi bianchi e lunghi sino quasi alla caviglia.

Nel primo anno gli allievi furono nove. La seconda sede del Kodokan si aprì poco lontano dal tempio Eisho, con una superficie di 24 tatami.

L’espansione della scuola fu grande anche grazie alle ripetute vittorie su tutte le scuole di Ju Jitsu che sfidavano il Kodokan negli Dojo Yaburi (distruzione del luogo dove si studia il metodo) e il suo ampliamento fu continuo fino al 1958, quando si trasferì nell’attuale sede che permette la pratica ad alcune centinaia di judoka su 662 mq di tatami, in sette sale.

Il primo presidente del Kodokan fu lo stesso Jigoro Kano ; poi, nel 1894, fu fondato il Consiglio del Kodokan; sei anni dopo fu istituito lo Yudansha Kai (associazione dei Dan, il grado della cintura nera); enl 1949 fu fondata la Federazione di Judo che assorbì l’Associazione dei Dan e stabilì la sua sede centrale presso il Kodokan.

Con la maturazione nella pratica del Judo, nel 1921 Jigoro Kano enunciò i principi più importanti che erano emersi durante lo studio del suo metodo:

q Seiyoku Zen’yo (miglior impiego dell’energia);

q Jita Kyoei (prosperità e mutuo benessere).

Educatore per vocazione naturale e per intima convinzione, egli credette sempre che “Niente è più importante dell’educazione”, e portò avanti questa idea anche facendosi sostenitore e cultore delle tradizioni del suo paese.

In particolare contribuì a diffondere lo sport in genere e ne ricoprì varie cariche: nel 1909 divenne primo membro giapponese del Comitato Internazionale Olimpico e, due anni più tardi, fondò l’Associazione Atletica Giapponese e ne diventò il primo presidente. Dalle Olimpiadi del 1912 di Stoccolma in avanti, Kano fu rappresentante del Giappone a tutti i giochi olimpici e a tutte le riunioni del CIO. Nel 1938, al Cairo, riuscì a far designare Tokyo quale sede della XII Olimpiade. Quest’atto fu la sua ultima fatica in favore dello sport giapponese, poiché sulla via del ritorno in patria, il 5 maggio 1938, mori sul piroscafo Hikawa Maru per una polmonite fulminante.

JUDO COME DISCIPLINA SPORTIVA

Il Judo compare a livello internazionale in una competizione sportiva per la prima volta a Parigi con i Campionati d’Europa del 1951 e ai Mondiali di Tokyo del 1956; nel 1964, sempre a Tokyo, approda alle Olimpiadi con la novità delle categorie di peso. Questo altera i principi del Judo Kodokan di Jigoro Kano, ma si rende necessario per l’oggettiva superiorità fisica degli atleti più pesanti che, a dispetto dell’applicazione dei principi tecnici, prevalgono sui più leggeri. Da queste date in poi, con le cadenze decise dal CIO e falle Federazione Internazionali organizzatrici delle manifestazioni sportive, queste competizioni non si sono mai interrotte, ma anzi si sono incrementate nel tempo sia come numero di nazioni partecipanti sia come formule di gara: i Campionati d’Europa, del Mondo e le Olimpiadi Femminili, gli Europei a Squadre, i Mondiali Militari, la Coppa del Mondo a Squadre, i Mondiali Universitari e la Coppa Europa per Club. Tutto questo contrasta con l’eredità spirituale, etica e morale lasciata da Jigoro Kano, contrario alle pubbliche competizioni poiché considerava il Judo esclusivamente come un metodo che può essere applicato da ogni persona per allenare il proprio corpo e il proprio spirito. D’altro canto, se non ci fosse stata la forza trainante dell’agonismo, il Judo non si sarebbe potuto diffondere in modo così rilevante nel mondo.

Tratto dall’introduzione del libro “Lezioni di Judo” di Roberto Ghetti, ed. De Vecchi